presentazione

17/2/12

GLI SDIETATI

Entro a casa dopo una mattinata di allenamento. Sono un tipo fortunato, uno che si può allenare la mattina perché è disoccupato la maggior parte del tempo. Sono fortunato perché il lavoro lo devo creare o trovare io in orari o modalità poco convenzionali. Sono fortunato perché per poter fare il mio lavoro ci vuole di stare in campana. Sono fortunato che il mio lavoro richiede una buona dose di allenamento fisico. Sono fortunato ad aver scelto il mestiere dell’attore (e dell’artista per certi versi) perché non c’ho un pensiero o almeno cosí mi illudo. Sono fortunato perché me la sono cercata.

Non mangio quel che cazzo mi pare.

Potrei farlo ma mangio quello che mi fa bene. Decido io quello che mi fa bene, ovvio, mi lascio consigliare, studio e scelgo. Forse sbaglio con quale alimento, fa parte del gioco.
Sforo. A volte passo il limite. Stravizio di rado.Festeggio quando c’è l’occasione. È giusto.
Mi tengo in forma e mangio bene.

Stavolta la risposta a “danem” arriva tra le righe, velata. In questo campo i nostri mondi sono due rette che poco a poco si toccano e poi si separano. Tangenti per un tratto. Dolcemente, suavemente. A lui invidio l’essere avvolto da una nube di “dove vai vai se magna bene in Italia”, io da una cappa di “speramo che non friggono anche le sedie…in Spagna”.
I nostri incontri sono idilliaci: una cena ogni tanto: un momento stupendo di incontro. Robba bona. Vale sempre la pena. Pel magnà, pe la compagnia…pe la situazione.
Io sono di quelli che da poco rimangia certi alimenti. (Candidiasis intestinale e intolleranze zuccherose, mali invisibili di culture occidentali…non farò mai il pippone su questo argomento se non su richiesta).

Stavo leggendo il tuo articolo “danem” mentre mi stavo mangiando un petto di pollo alla piastra, una insalata fresca e hummus fatto in casa da me, acqua fresca per mandar giù.
Me so’ sentito un po’ preso alla gola. Ma come? Un momento prima mentre sfriccicava la piastra dicevo quanto è bono il petto di pollo e appena me metto a sedere, “danem” tu hai ordinato una carbonara. Ma me ce fai apposta? Scherzo. Però la coincidenza mediatica m’ha fatto piacere. C’è sempre un perché anche se non lo sappiamo.
Allora leggo, finisco di mangiare e mi metto a scrivere. Diete, mangiare, straviziare…bha!
Ho pensato alla tagliata e alla carbonara. Ho dubitato. Come sono cambiato, mi sono detto. Io che ero pastarolo di nascita ora mi butterei su una tagliata. Mica disdegno la carbonara è che la tagliata è bona. La pasta me la magno a casa, la carne, fatta bene a casa mica la so’ fare. Dubbi golosi. Mai schizzinosi. Se c’è da magnà se magnano tutte e due. A quattro ganasce.

Adesso un pensiero per la gente che fa la dieta. Quella che dici tu. E so’ d’accordo con te. Pure troppo. So’ dei rompi coglioni assoluti. Campioni di scassacazzo! Scusate le parolacce, ma c’è un’anima pulcinelliana che mi esce da dentro. Chi non mi conosce dovrebbe sapere che ho un monologo di commedia dell’arte che s’intitola “tengo hambre” (ho fame) e pulcinella il protagonista non può mangiare un niente perché è intollerante a quasi tutto. Figuriamoci come gli stanno …antipatici… quelli che possono mangiare tutto ma non lo fanno. È una questione pure personale.

Io, inciso, quando rompevo le palle perché non potevo mangiare una benemerita mazza…stavo a casa. Daniele non esce più! È a dieta. È una soluzione che consiglio pure a quelli che non vogliono farsi indurre in tentazione da alimenti meno “fitness”. Più di una volta mi è successo di far impazzire il cameriere con richieste fuori dal normale. “Oh GesúGiuseppeeMaria sto diventando un mostro”.  Poi ho conosciuto Paola: lei è l’esempio vivente delle richieste assurde e intolleranti (Caffé decaffeinato con latte di soja e un cucchiaino di miele locale!), anche per sopravvivenza nel paese dell’avanguardia culinaria. Sí, Ferran Adrià è di quí, ma tutti gli altri ancora cucinano con l’olio di sansa.

Allora vatti a trovare il ristorantino che fa le cose fatte bene. Costa più, ce ne sono meno ma si fa.

Voglio dire: che se vi aspettate di mangiare condito e sano, morirete illusi, ma nel male c’è sempre chi vi salva! E quando ci siete magnate, non rompete le palle a chi ha fame!
A me gli occhi da cerbiatto schifato me li ricordo dei vegetariani. Non tutti. Ci sono vegetariani normali, ma ce ne sono alcuni che invitarli a pranzo a casa o al ristorante comporta una seduta dallo psicologo il giorno dopo, o il giorno prima. O entrambe.

Caro “danem”, il livello di guardo nel tuo piatto e ti istruisco esiste ad ogni livello, pure al mio che sono di quelli che “arcapa”. Io almeno evito fortemente di fare pipponi alimentari, o almeno ho imparato che non li faccio se non su richiesta. A volte rompo la mia regola.  Queste persone con gli occhi cosí lunghi nel piatto altrui se le cercano. Se fossi Cetto Laqualunque gli direi: “fatti i cazzacci tuoi!”, ma sono Daniele Ridolfi e gli dico “Grazie!”. Siccome in generale ed in particolare so sempre ciò che metto sotto i denti, sciorino la mia dialettica sull’alimentazione, sfinendo l’interlocutore a dieta chiedendogli e ricordandogli tutti gli alimenti “diet” e “light” che mangia, da che cosa sono composti…pattinando sul discorso di dicesi, ma da chi?, sano in quanto alimento “comprato dove?”, accostando sul tema di quantità qualità “chi lo fa?” e precipitando sul deserto della conoscenza astrofisica di “quanti pasti giornalieri”. In genere, ma anche in particolare, non ce nè uno che non mi risponda: e va bé ma un peccato ogni tanto…e li li interrompo: e “allora che minchia guardi il mio piatto”?

Succede di rado. Li guardo male, molto male prima che aprano bocca!

Per arrivare a una conclusione di Mr and Mrs “dieta”. Ci stà tutto di fare un periodo di disontissicazione, tipo ramadam, tipo pentecoste, tipo altre cose religiose e sociali che non si fanno più perché il consumismo ci prende come anatre da ingrasso. Ci stà tutto di dimagrire come dice danem con tanta buona volontà e tanto sport. Ci stà tutto pure che non si sopporti di sedersi a tavola con Obelix. Ci stà tutto che ci si rifiuti il modello culinario del “magno forte e vo a lavorà…tutto n’to lo stomaco”. Ci stanno pure quelle che mangiano insalata perché vogliono fare le modelle. Ci stà tutto in questo contesto.

È il contesto che è sbagliato. 
Nel mio modo di pensare. Il contesto di un mondo dove la bellezza si costruisce col bisturi. Che la alimentazione è un fagocitare di prodotti senza il sapore originale. Un contesto dove il mangiare non è più un momento di condivisione, la sacralità di alimentarsi tutti dello stesso piatto o piatti preparati dalla stessa persona. Siamo ciò che mangiamo, ma in questo contesto c’è spazio per la dieta alla moda, ma non è contemplato la disintossicazione alimentare.

Baricco dice che c’è una mutazione ad opera di nuovi barbari che saccheggiano i “rituali” sociali, li spogliano di senso e li rinvestono di spettacolarizzazione. Mangiare in questo contesto non è più mangiare, è ingoiare 12 pasti alla settimana fatti di merda colorate e pubblicitariamente eccezionale e mangiare in un ristorate sopraffino per 2 sere a settimana. Vantarsi di mangiare carne di serpente e non sapere che sapore ha un coniglio da fattoria. Che senso ha mi chiedo io? Le papille gustative avranno il tempo di svegliarsi da questo letargo settimanale?. Non è la stessa roba che si critica di un anglosassone che si ammazza di lavoro per 5 giorni e per due è completamente ubriaco?

Probabilmente “danem” siccome ti conosco, ammetto che ci sia molta più salute in uno stravizio cosciente che in una dieta duncan fatta a “pene di segugio” (cazzo di cane per i fan della parolaccia). C’è molta più saggezza nel sapere ciò che si può mangiare tutto l’anno che in un “mangioquelchecazzomipareper10mesitantopoifaccio2mesididieta”.

Poi c’è la ricerca del proprio corpo (non peso, ma corpo) ideale, l’accetazione di se stessi, l’accettazione della società, il distanziamento dalle mode, l’originalità e finalmente il …made in yourself. Quel particolare modo tutto personale di mettere a fuoco, che ironia, o di cucinare la propria vita.

Consiglio di non fare diete, consiglio di mangiare sano sempre, è l’unico modo, ma non mi assumo la responsabilità delle vostre azioni. Io stesso fui definito dal mio maestro di commedia dell’arte un “comico prudentemente irresponsabile”.

Grazie danem, grandi temi!
il tuo link: http://www.danemblog.com/2012/02/limiti-personali.html

1 comentario:

  1. Il concetto gira tutto intorno a due passaggi, tuoi - interpretati e capiti, come immaginavo che sarebbe stato, da te - che nulla hanno a che vedere con il magiare "sano" "salutare" e "il non avere le vene tappate dal grasso".
    Cito
    "Un contesto dove il mangiare non è più un momento di condivisione, la sacralità di alimentarsi tutti dello stesso piatto o piatti preparati dalla stessa persona"
    E poi
    "Baricco dice che c’è una mutazione ad opera di nuovi barbari che saccheggiano i “rituali” sociali, li spogliano di senso e li rinvestono di spettacolarizzazione"
    E infine - sì, i passaggi erano tre
    "Poi c’è la ricerca del proprio corpo (non peso, ma corpo) ideale, l’accetazione di se stessi, l’accettazione della società, il distanziamento dalle mode, l’originalità e finalmente il …made in yourself. Quel particolare modo tutto personale di mettere a fuoco, che ironia, o di cucinare la propria vita".
    Eccellente...

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