DANIELE RIDOLFI
actor & creative www.danieleridolfi.com danieleridolfi@gmail.com
5/8/14
21/8/13
OPINIONI E MUTANDE
Ho scritto per Danemblog un'opinione sul comprarsi le mutande, sull'essere mammone, sullo smammarsi da casa, su varie pippe mentali che la gente si fa.
Insomma consiglio di leggerlo integralamente.
La faccenda è originalmente estiva e ed esce dalle chiacchiere sotto ombrellone inutili e fini a se stesse.
Meritia davvero.
http://www.danemblog.com/2013/08/non-di-soli-slip-bianchi-e-fatto-luomo.html?spref=tw
Buone vacanze.
Insomma consiglio di leggerlo integralamente.
La faccenda è originalmente estiva e ed esce dalle chiacchiere sotto ombrellone inutili e fini a se stesse.
Meritia davvero.
http://www.danemblog.com/2013/08/non-di-soli-slip-bianchi-e-fatto-luomo.html?spref=tw
Buone vacanze.
13/5/13
TENGO HAMBRE al ATIC22 – Mayo 2013 (aperitivo clandestino)
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La libertad es un pedazo de queso. Tenemos
deseos y gustos: queremos ser felices. Queremos huir de prohibiciones y
acabamos siendo anti-héroes. Todos somos Pulcinella. ¿Comer o no comer?
Este es el drama que se disuelve bajo nuestra poderosa arma: la risa.
ÀTIC22 PRESENTA
TENGO HAMBRE
Dramatúrgia: Roberto Costantinidirecció de Camille Payet Intèrpret: Daniele Ridolfi. Disseny de l’il·luminació: Jaime Maffei. Vestuari: Dalida Ferracci. Producció: Pulcinellarum Més info de TENGO HAMBRE Una tragicómedia para los estomagos más exigentes y para los esectadores con ganas de vivir una experencia, un juego y un secreto!
MENU
Quesos tradicionales: Grana Padano- Igp 12 meses-; Pecorino Fiore sardo con aceite de oliva ; Scamorza Ahumada.
Una selección de embutidos italianos: mortadella con pistacho, salami milanés y salami napolitano picante.
Conservas como tomates secos tradicionales y alcachofas sicilianas en aceite.
Pan: Pane cafone artesanal hecho al horno de leña.
Vinos: Chianti Docg Toscana – Catalanesca Bianco Campano.
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Dates: 16, 17, 18, 22, 23 i 24 de Mayo
Dijous, divendres i dissabtes a les 20:30
durada: 65 minuts Idioma: Castellà Col·laboració: 15€ (8€ de col·laboració i 7€ pel sopar) Aforament: 30 localitats Reserva les teves entrades: http://doodle.com/ |
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Àtic22
carrer de les flors 22, àtic – 08001 Barcelona | telèfon 93 441 70 22 atic22@tantarantana.com facebook: atic.teatretantarantana twitter: @Atic22 |
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twitter: @Pulcinellarum
http://pulcinellarum.wix.com/pulcinellarum
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vino
5/3/13
Memoria
Dove ho messo la mia penna?
C'è la cronicità, cosí comica del non ricordarsi mai nulla...
giovane e sfuggevole, immediata, va e vieni....
e poi sei anziana e sei cosí tenera, ma anche rabbiosa, o rassegnata o semplicemente svergogna.
La memoria di un momento.
Sfuma, si perde, brucia.
Crea insicurezza, dubbio
ed inizia il viaggio millimetrico per ritrovare la fonte: l'origine.
Tutti torniamo indietro, tutti vogliamo riallacciare il nostro passato con il presente...
Perché?
Lasciare qualcosa per ritrovarlo più tardi. Dopo. Non sappiamo se sarà ancora lí.
1 2 3 ... ti giri e non ricordi più nulla.
Ti ricordi solo che dovresti ricordare qualcosa.
Torni indietro indietro, rapido ed interminabile allo stesso tempo.
Ravvolgi e play again.
Il corpo ricorda, la memoria arriva al cervello dalle mani, dal corpo, finalmente agganci qualcosa eti fai trascinare fino a ritrovare te stesso. Ancora.
Dov'eri?
Eri lí, al tuo, ma non sapevi di esserci. Ti allontani e perdi la memoria. Ancora.
Perdere e ritrovare.
Ancora.
7/1/13
Dreams-Sueños-Sogni-Rêves
Ho un sogno. Piú che un sogno è una visione. Sono anni che questa immagine ronza nella testa.
C'è un grande edificio di mattoni rossi, una grande portone e un cortile interno.intorno ci sono sale per le prove, grandi uffici e le persone dentro parlano tutte le lingue del mondo.
Una babele teatrale.
Ecco il mio sogno.
Una compagnia di teatro internazionale.
Per lungo tempo mi sono chiesto se debba trovarla o formarla. Per lungo tempi, ancora adesso, mi chiedo se la soluzione è creare dall'inizio o entrare a far parte di una una.
Cosa importa, mi dico ora. Quello che importa è che esista.
HO DECISO DI RIUNIRE PERSONE E CREARE UN LINGUAGGIO UNIVERSALE.
VISUALE, SONORO, SENSORIALE...un gruppo creativo che rappresenti il progresso. Un gruppo che mostri quali sono le nuove frontiere e le dogane culturali. Che abbatta o scivoli o filtri attraverso ogni barriera con coraggio. La libertà delle azioni, dei gesti e dei testi. La possibilità dello spazio teatrale e non convenzionale.
Raccontare e lasciar immaginare. Denunciare ed ascoltare.
Un gruppo dinamico e che in fin dei comti fatto da persone che condividono un pezzo di strada insieme.
È innevato il monte, pieno di bianco:salire e lasciare il segno. Colorarlo senza sporcarlo. Essere presenti, arrivare alla cima con la unica pretesa di conquistare l'amore per noi stessi, il nostro lavoro e il nostro pubblico.
Scendere e dire GRAZIE!
C'è un grande edificio di mattoni rossi, una grande portone e un cortile interno.intorno ci sono sale per le prove, grandi uffici e le persone dentro parlano tutte le lingue del mondo.
Una babele teatrale.
Ecco il mio sogno.
Una compagnia di teatro internazionale.
Per lungo tempo mi sono chiesto se debba trovarla o formarla. Per lungo tempi, ancora adesso, mi chiedo se la soluzione è creare dall'inizio o entrare a far parte di una una.
Cosa importa, mi dico ora. Quello che importa è che esista.
HO DECISO DI RIUNIRE PERSONE E CREARE UN LINGUAGGIO UNIVERSALE.
VISUALE, SONORO, SENSORIALE...un gruppo creativo che rappresenti il progresso. Un gruppo che mostri quali sono le nuove frontiere e le dogane culturali. Che abbatta o scivoli o filtri attraverso ogni barriera con coraggio. La libertà delle azioni, dei gesti e dei testi. La possibilità dello spazio teatrale e non convenzionale.
Raccontare e lasciar immaginare. Denunciare ed ascoltare.
Un gruppo dinamico e che in fin dei comti fatto da persone che condividono un pezzo di strada insieme.
È innevato il monte, pieno di bianco:salire e lasciare il segno. Colorarlo senza sporcarlo. Essere presenti, arrivare alla cima con la unica pretesa di conquistare l'amore per noi stessi, il nostro lavoro e il nostro pubblico.
Scendere e dire GRAZIE!
27/9/12
ALPHA il libro illustrato!
RECENSIONE ALPHA |
Voglio promozionare un libro scritto da me e illustrato dalla bravissima Mariateresa Stella
(http://ilgattoelastella.blogspot.com.es/ ).
Ma lo voglio fare da un punto di vista storico.
Credo che certi lettori siano curiosi. Lettori amici, che non ci conoscono del tutto.
Ho appena scoperto l'emozione del "non è più tuo". Avevamo tenuto questo libro chiuso in un cassetto, diciamolo.
ALPHA è edito in forma digitale (E-book) e lo potete Vtrovare a questo indirizzo a un prezzo lancio:
http://www.lulu.com/shop/daniele-ridolfi-and-mariateresa-stella/alpha/ebook/product-20408053.html
La storia è interessantissima e credo che un post non basti per ricreare la magia che c'è intorno questa produzione.
Tutto ebbe inizio con Pulcinella come al solito, un articolo di un blog dove pubblicizzavo il mio spettacolo. Vari I-like dall'onnipresente facebook mi fece fare nuovi amici. Tra questi c'era Mariateresa. Incuriosito dalle immagini andai a cercare nel suo blog, e trovai uno stile. Era, ed è a mio avviso, il mio stile. Ovvero: se io sapessi davvero disegnare, pitturare, e quant'altro relativo all'arte visuale vorrei poterlo fare come lei. Con quello stile. Todo encajaba, come si dice quí.
GUARDA ANTEPRIMA "ALPHA" |
Non tutte le mie idee sono scritte. Si da il caso che quella idea era arrivata una notte, mentre chattavo con varie persone allo stesso tempo. Era un periodo di solitudine e chattare allo stesso tempo era la moda del momento, o forse la moda di disgraziati del web che siamo, eravamo, saremo...chissà.
L'idea si concretizzò con uno scambio di battute malinconiche con Valentina, una amica che ha ispirato già un'altro bellissimo lavoro in passato.
C'è da aggiungere che ero agli inizi di una storia amorosa. C'è da aggiungere che erano mesi che scrivevo cose noiose. Era tempo che ero stufo di scrivere che non potevo mangiare niente di saporito.
Non lo sapevo ma con Melly avevamo più cose incomune di quanto non sapessimo e non sapremmo mai.
Cosí una giornata primaverile e poiovosa del 2011 ci vedemmo in un bar orribile del centro. Quei bar tipici spagnoli gestiti da cinesi. Ossimori concreti. Fritto di sempre.
Tutto era troppo strano, in primo luogo perché a Barcellona non piove mai. Piove pochissimo. (Mi dispiace per Fabio che venne a trovarmi in quel periodo). Giuro che piove davvero poco. Poi quei bar erano poco preferiti da entrambi: ma faceva folklore...forse facevamo finta di essere turisti.
Ad ogni modo, ci sedemmo davanti a 2 infusioni e ci raccontammo. Lei già disegnava. Quando dico lei già disegnava mi riferisco al fatto che non appena ci fossimo seduti tirò fuori qualcosa e cominciò a disegnare.
Un libricino, una moleskine, non ricordo. Ma aveva un tratto perfetto. Cosí mi sembrò. Allora io tiro fuori i miei appunti. Era come se sul quaderno fosse esplosa una bomba e avesse fatto effetto solo sull'inchiostro. Mi sentivo disorganizzato. Peggio: confuso. Avevo le idee sottosopra. Però erano buone e cosí le raccontai.
La cosa bella di Melly (Mariateresa) fu che non sembrava affatto preoccupata che io non sapessi bene la mia storia. Di fatto ne godeva. Preferiva il fatto che io non l'avessi né finita, né unita in più parti.
Mi tranquillizzai. Lei disegnava e quindi io vedevo in concreto quello era nella mia testa. Oddio, non completamente, però ripeto, uno ha le idee confuse e quando vede certe cose è come se quelle idee gli appartenessero già. Era fare chiarezza, mettere a fuoco.
Per esempio avevo in mente il missile di "tin tin" che in quel periodo impazzava per le strade, nelle librerie, nei cinema, nei negozi di giocattoli e non ne parliamo in internet. Volevo quel missile, ma non proprio quello: uno mio. Volevo un missile finto, ma non di plastica e legno. Ne volevo uno blu. Non lo sapevo quello che volevo finché non l'ho visto, più volte.
Credo che tutti noi funzioniamo un po' cosí. Il consumismo se ne approfitta un sacco di questa cosa. Ho studiato pubblicità e spesso veniva fuori il dibattito: creare nuovi bisogni o soddisfare quelli esistenti?
Sono passati anni e credo di avere una nuova frase da aggiungere al dibattito: la gente crede di non sapere ciò che vuole finché non lo vede, più volte. Sono convinto che tutti saprebbero ciò che più desiderano se dedicassimo del tempo ad ascoltarci (a non agire d'impulso, a non pensare ossessivamente al prezzo ma all'uso, meditarlo un po') a visualizzare, immaginare, fantasticare. Sono sicuro faremmo buoni acquisti e si venderebbe meno merda nel mercato.
Un po' come il mio missile. Un po' la pubblicità serve, è vero, un po' però le cose le voglio a modo mio, sicuramente, e un po' a modo di qualcun'altro, la creatività di Melly per esempio. Non conformarsi è un lavoro lento, che punta al dettaglio, all'artigianato, non al grande magazzino. Occorre accettarsi e accettare (ed dal mio pulpito non usciranno parole maestre), per esempio che il missile di "tin tin" è davvero figo, pubblicità o no e che quello disegnato da Melly è sicuramente perfetto in ogni dettaglio (adoro le trasparenze, i compartimenti e la stiva).
Insomma sucesse che io vidi dopo alcune settimane i bozzetti. Meravigliosi. Sí, davo delle correzioni, ma erano ispirazioni verso una armoia generale. E dai disegni mi sono ispirato per terminare le parti mancanti della storia. E soprattutto per toglierne alcune. Le immagini parlano da sole.
Ripetere due volte i concetti non solo è noioso e descrittivo, ma è spreco di carta. Cosí ancora pensiamo: in concetti pratici.
Difatti dopo altre due sessioni lo finimmo. Trovammo il titolo. Sono una frana con nomi e titoli. Sono troppo fantasioso e barocco con i nomi e certe cose invece vorrei che fossero leggere: acqua e sapone, il trucco c'è ma non si vede.
Alpha era un buon nome, nonostante ciò, era qualcosa nato alla fine, qualcosa che ancora non ci apparteneva.
Chissà se ci apparterrà mai.
Stampammo 20 copie in copisteria, con rilegatura. Perfette, belllissime, costosissime, convinti che ci sarebbe stata ressa tra le editoriali italiane. Invio eccetera eccetera e poi l'attesa.
Nell'attesa massacrante abbiamo prodotto una cosa fenomenale. Un libro illustrato. Sarà la prossima uscita. Per il momento non possiamo dire nulla.
ALPHA lo vogliamo stampare, per bene. Con una editoriale che ci permetta un minimo controllo sulla qualità della stampa e dei colori. Cosí, da apripista questo libro arriva sotto i vostri occhi. Pionieri di un libro e di una mentalità nuova: solidali, forti e uniti.
Per il momento godetevelo sul vostro computer o tablet.
Siate liberi!
Daniele
22/6/12
ESTATE - VERANO - SPRING
- Italiano-
Buona ESTATE a tutti!
Sì, è la mia stagione preferita: il calore del sole, l'acqua del mare o di un fiume, la terra calda a volte spiaggia, l'aria fresca della sera.
Adoro l'estate perché si suda, lo so sono strano, ma credo sia una cosa molto bella.
Il sudore è lavoro, per me e noi, del teatro fisico è una condizione naturale. Sudare fa sentire bene: senza dubbio le cose più belle della vita fanno sudare...di piacere ovvio.
E poi l'estate mediterranea piena di oro del grano, i coloriti frutti degli alberi...la natura in tutto il suo splendore.
Per questo vi auguro una felice estate, piena di creatività, di intuizioni, di ispirazione e prosperità.
Continuerò lavorando e sarà per me uno dei momenti più creativi di sempre: al doppiaggio (con il film di Woody Allen), con LaboratoriumTeatroBcn e dei progetti in partenza, con Gabriella Maffei all'"Aquarella music-hall" preparando il nuovo show musicale, Pulcinella che tanto amo e tanto ci diverte, e poi progetti di cinema e formazione a tutta birra.
E qualche bella vacanza!
Grazie a tutti e un buon lavoro estivo e buone vacanze!
DANIELE
Questo è il mio primo post poliglotta, abbiate pazienza per gli errori ortografici!
-Castellano-
Feliz verano a todos!
Sí, es mi estación favorita: el calor del sol, el agua del mar o de un río, la tierra caliente a veces playa, el aire fresco del atardecer.
Me encanta el verano porque se suda, yo sé que soy raro, pero creo que es una cosa hermosa.
El sudor es trabajo, para mí y para nosotros del teatro físico es una condición natural. La sudoración te hace sentir bien, sin duda, las cosas más hermosas de la vida te hacen sudar ... un placer evidente.
Y luego el verano mediterraneo lleno del trigo dorado, las coloridas frutas de los árboles ... la naturaleza en todo su esplendor.
Por esto os deseo un feliz verano, lleno de creatividad, de intuición, de inspiración y prosperidad.
Voy a seguir trabajando y será para mí una de las epocas màs creativas de siempre: el doblaje (con la peli de Woody Allen), con LaboratoriumTeatroBcn y nuestros proyectos, con Gabriela Maffei en '"Aquarella Music-hall" por la preparación del nuevo show, Pulcinella y su monologo, que me encanta tanto y tanto nos divierte, y más tarde los proyectos de cine y de formación a toda leche.
Y porfin algunas buenas vacaciones!
Gracias a todos!Os deseo un buen trabajo de verano bien y felices fiestas!
DANIELE
Este es mi primer post multilingüe, teneis paciencia conmigo por los errores de ortografía!
-English-
Happy Summer to all!
Yes, it's my favorite season: the warmth of the sun, the water of the sea or a river, sometimes the earth warm beach, the cool evening air.
I love the summer because you sweat, I know I'm weird, but I think it's a beautiful thing.
Sweat is work, for me and us from the physical theater is a natural condition. Sweating makes you feel good, no doubt the most beautiful things in life make you sweat ... obvious pleasure.
And then the mediterranean summer full of golden wheat, the colorful fruits of the trees ... nature in all its splendor.
For this I wish you a happy summer, full of creativity, intuition, inspiration and prosperity.
I will continue working, will be for me one of the most creative ever: dubbing (with Woody Allen movie), with LaboratoriumTeatroBcn and projects at the start, with Gabriella Maffei at '"Aquarella music-hall" preparing the new music show , Pulcinella monologue, which I love so much and so much fun there, and later cinema projects and training at full speed.
And some nice holiday!
Thanks to all! have a good summer job and happy holidays!
DANIELE
This is my first post multilingual, bear with me for spelling errors!
26/4/12
ADELANTE BIENESTAR!
Bienestar. Esto es lo que quiero comunicar.
Lo quiero trasmitir a cuantas más personas posible. Tener un espectáculo quiere decir comprometerse con el mundo, con todo el mundo que potencialmente puede verlo. Es mi forma de traer mi gota de agua al mar.
Comparto con el publico el echo que estamos vivos y estamos bien, somos afortunados y tengo placer en juntarme con las personas.
Quiero hacerlos reír, sonreír, emocionar de alguna forma. Quiero conectar con ellos para saber si lo que siento es lo mismo o no.
Porqué quiero hacerlo? Porqué trasmitir bienestar?
Porqué no?
Porqué creo que son los actores que se ocupan en este mundo de crear visiones, de inspirar las personas. Soy actor y creativo.
Creo y confío que en este momento tenemos necesidad de estar bien.
No tan solo reír, esto lo puede solucionar cada uno de nosotros, riendonos delante de un espejo o con la tele, youtube, con un libro etc.
Veo que la personas se lo pasan bien juntas. Quiero juntar personas delante de una historia fuera de lo normal porqué es así que se crea bienestar.
Cuanto más consigo este objetivo, mejor me siento.
Mejor como? Soy feliz.
Así de simple, estoy abierto a las novedades, me enfrento mejor delante lo desconocido.
Mis miedos se hacen más y más pequeños.
Estoy solo en la escena pero la paradoja es que estoy más conectado con todos.
Nos sentimos, yo y quien asiste a mis funciones más solidarios.
Me siento solidal y es así que me quiero sentir.
Compartir no es difícil si sabes lo que puedes dar.
paint: @paolarigiroli
Lo quiero trasmitir a cuantas más personas posible. Tener un espectáculo quiere decir comprometerse con el mundo, con todo el mundo que potencialmente puede verlo. Es mi forma de traer mi gota de agua al mar.
Comparto con el publico el echo que estamos vivos y estamos bien, somos afortunados y tengo placer en juntarme con las personas.
Quiero hacerlos reír, sonreír, emocionar de alguna forma. Quiero conectar con ellos para saber si lo que siento es lo mismo o no.
Porqué quiero hacerlo? Porqué trasmitir bienestar?
Porqué no?
Porqué creo que son los actores que se ocupan en este mundo de crear visiones, de inspirar las personas. Soy actor y creativo.
Creo y confío que en este momento tenemos necesidad de estar bien.
No tan solo reír, esto lo puede solucionar cada uno de nosotros, riendonos delante de un espejo o con la tele, youtube, con un libro etc.
Veo que la personas se lo pasan bien juntas. Quiero juntar personas delante de una historia fuera de lo normal porqué es así que se crea bienestar.
Cuanto más consigo este objetivo, mejor me siento.
Mejor como? Soy feliz.
Así de simple, estoy abierto a las novedades, me enfrento mejor delante lo desconocido.
Mis miedos se hacen más y más pequeños.
Estoy solo en la escena pero la paradoja es que estoy más conectado con todos.
Nos sentimos, yo y quien asiste a mis funciones más solidarios.
Me siento solidal y es así que me quiero sentir.
Compartir no es difícil si sabes lo que puedes dar.
@danieleridolfi
paint: @paolarigiroli
19/4/12
DISCORSO DI UN PAGLIACCIO AL PRESIDENTE
DISCORSO DI UN PAGLIACCIO AL PRESIDENTE
La disoccupazione! Come ti risolvo la crisi.
Te li preparo io, i lavoratori del domani. Ora li vedi così, lamentosi depressi. Fiori dentifrici e sorrisi falsi. Te li trasformo in personaggi reali nel mondo vero.
Gli facciamo un corso di teatro.
Apprenderemmo tutti che il teatro è un¡altra cosa ma nella vita reale si possono perseguire principi, valori e atteggiamenti tutti i giorni.
Il teatro non solo prende spunto dalla realtà ma la cambia pure. Le persone non recitano "una parte" ma vivono. Sii costruiranno il ruolo come la vogliono loro. È facile essere come si vuole.
Si può anche cambiare il copione della vita. Del lavoro. Del tempo. La salute. L'amore. I soldi ed altro.
Insomma te li formiamo noi.
Dimmi solo come li vuoi e te li facciamo. Precisi. Primo anno tre milioni.
Cominciamo dai magri e poi via. Oppure gli alti e i bassi. Fanno coppia fissa.
Secondo anno due milioni. Poi è contagiosa la cosa. È come la risata. Va da sola. Il sistema si cura da solo, si mantiene stabile.
Finisce la disoccupazione. Finisce il mondo.
Tu dimmi di che tipo li vuoi. Basta fargli una intervista facile, anche dall'ufficio collocamento dello stato. Ci sono. Ci sono tutti.
Presidente dica di sí. Per noi sarebbe un piacere, noi lo facciamo per mestiere.
C'abbiamo credenziali serie, nel tempo, negli anni. È vero abbiamo anche esempi negativi, politici buffoni, ma questo perché il teatro era troppo povero in quel tempo.
Adesso lei ci mette in condizione di lavorare e ci lascia lavorare.
D'altronde lei come fa a lavorare in quelle condizioni? Con pagliacci che non sanno di esserlo.
Ci adoperiamo noi se vuole. È un extra. Lo regaliamo.
In tre mesi tutto il parlamento ed il senato un mese e mezzo. Tutti clown diplomati. Nasi Rossi.
Lei solo ci deve dare l'ok.
Sempre che non licenzi le camere, a quel punto si fa prima. Se lei li manda via tutti ci fa pure un favore perché nel nostro progetto c`è anche quello delle campagne elettorali.
Stage di teatro di strada gratis, circo, feste di paese
E celebrativo e commemorativo del nuovo sistema utopico… arriverà il Cinema!
In 5 anni tutto risolto.
Esportiamo il modello anche all'estero. Ci facciamo riconoscere. Diamo una nuova immagine dell'Italia.
Tutti gli italiani sono pagliacci e lo fanno benissimo.
(Daniele Ridolfi)
La disoccupazione! Come ti risolvo la crisi.
Te li preparo io, i lavoratori del domani. Ora li vedi così, lamentosi depressi. Fiori dentifrici e sorrisi falsi. Te li trasformo in personaggi reali nel mondo vero.
Gli facciamo un corso di teatro.
Apprenderemmo tutti che il teatro è un¡altra cosa ma nella vita reale si possono perseguire principi, valori e atteggiamenti tutti i giorni.
Il teatro non solo prende spunto dalla realtà ma la cambia pure. Le persone non recitano "una parte" ma vivono. Sii costruiranno il ruolo come la vogliono loro. È facile essere come si vuole.
Si può anche cambiare il copione della vita. Del lavoro. Del tempo. La salute. L'amore. I soldi ed altro.
Insomma te li formiamo noi.
Dimmi solo come li vuoi e te li facciamo. Precisi. Primo anno tre milioni.
Cominciamo dai magri e poi via. Oppure gli alti e i bassi. Fanno coppia fissa.
Secondo anno due milioni. Poi è contagiosa la cosa. È come la risata. Va da sola. Il sistema si cura da solo, si mantiene stabile.
Finisce la disoccupazione. Finisce il mondo.
Tu dimmi di che tipo li vuoi. Basta fargli una intervista facile, anche dall'ufficio collocamento dello stato. Ci sono. Ci sono tutti.
Presidente dica di sí. Per noi sarebbe un piacere, noi lo facciamo per mestiere.
C'abbiamo credenziali serie, nel tempo, negli anni. È vero abbiamo anche esempi negativi, politici buffoni, ma questo perché il teatro era troppo povero in quel tempo.
Adesso lei ci mette in condizione di lavorare e ci lascia lavorare.
D'altronde lei come fa a lavorare in quelle condizioni? Con pagliacci che non sanno di esserlo.
Ci adoperiamo noi se vuole. È un extra. Lo regaliamo.
In tre mesi tutto il parlamento ed il senato un mese e mezzo. Tutti clown diplomati. Nasi Rossi.
Lei solo ci deve dare l'ok.
Sempre che non licenzi le camere, a quel punto si fa prima. Se lei li manda via tutti ci fa pure un favore perché nel nostro progetto c`è anche quello delle campagne elettorali.
Stage di teatro di strada gratis, circo, feste di paese
E celebrativo e commemorativo del nuovo sistema utopico… arriverà il Cinema!
In 5 anni tutto risolto.
Esportiamo il modello anche all'estero. Ci facciamo riconoscere. Diamo una nuova immagine dell'Italia.
Tutti gli italiani sono pagliacci e lo fanno benissimo.
(Daniele Ridolfi)
11/4/12
HABLA EL SILENCIO
Mi intención es de escribir un post corto, simple y para todos. Digo esto porqué voy a unir dos mundos el teatro entrenando a la empresa.
Soy actor, creativo, entrenador, ademas de ser por el otro lado de la medalla, espectador, usuario de creatividad y entrenado. Como todos somos el todo y la nada, el blanco y el negro, lo bueno y lo malo.
En las empresas mi rol sigue siendo a doble cara: estimulo y empujo o tan solo inspiro el arte oratoria y por otro lado freno, o sea, predico el arte de estar callados.
El "arte de callar" (titulo del libro), no es mi invención, sino la del Abate Dinouart. En el siglo XVIII el eclesiasta fue un coach de oratoria a su manera, sobretodo porqué tenía pasión por hablar y escribir a las grandes masas. Tanto que cayó en su misma teoría: habló de sexo y fue excomulgado. Talvez fue su elección.
Este ejemplo solo me sirve como gancho por el princípio de las sesiones de entrenamiento de "presentaciones eficaces" que estoy preparando.
Porqué empezar desde el silencio? Porqué es más fácil y obvio.
Antes de un concierto de cámara o a la "Opera" hay que poner el atención en los segundos previos al espectáculo: la orchestra se afina y calla.
Necesitamos esta sensación. El silencio universal es imposible de acuerdo, pero nuestro silencio es importante para cargar lo que va a venir después.
Hay que imaginar este momento como un muelle que vamos cargando.
La medida de nuestra charla define cuanto cargar el muelle. Cuanto y cuando estar callados.
Además el silencio llama al silencio. Si ponemos atención a este silencio (y invito al lector en practicarlo ahora mismo), nos daremos cuenta que también el cuerpo está callado. Percibimos una limpieza de movimientos, muy natural. Ahora tenemos espacio para mirar, con nuestros ojos a quien le tenemos que decir algo. Este gesto abre la comunicación. Hablamos.
Imaginemos de comunicar una noticia muy grave. Este ejercicio nos mueve un motor interno que empieza con el silencio, pasa por la mirada con el interlocutor y termina con la palabra.
Si alguien se ha olvidado de respirar es porqué aun le falta practica.
Omito toda clase de opinión acerca de lo que podemos o no podemos decir, no soy yo, ni otra figura profesional que puede juzgar los contenidos de una charla.
Cada orador sabe lo que va a decir, sabe su argumento, sabe defenderlo y enlazarlo. El importante también es aprender a callarlo.
Aunque parezca poco importante hay que hacer pausas. El arte de callar también se mueve brevemente en el medio de muchas palabras. En el mundo de la empresa hay siempre una cierta urgencia en acabar el trabajo. Exponer como ametralladoras consigue confundir y extrañar a la audiencia. Per evitarlo tan solo tenemos que respirar de vez en cuando. Coger aire es una función vital que hacemos sin pensarlo. Así que si encontramos fluidez entre hablar y respirar también encontramos una gestualidad correcta.
Callar y hablar por el mismo motivo: opiniones (otro argumento).
Termino en silencio y dejo meditar.
El silencio es de oro!
Tenemos que dejar de callar solo cuando tengamos algo más valioso que el silencio.
(abate Dinouart)
Soy actor, creativo, entrenador, ademas de ser por el otro lado de la medalla, espectador, usuario de creatividad y entrenado. Como todos somos el todo y la nada, el blanco y el negro, lo bueno y lo malo.
En las empresas mi rol sigue siendo a doble cara: estimulo y empujo o tan solo inspiro el arte oratoria y por otro lado freno, o sea, predico el arte de estar callados.
El "arte de callar" (titulo del libro), no es mi invención, sino la del Abate Dinouart. En el siglo XVIII el eclesiasta fue un coach de oratoria a su manera, sobretodo porqué tenía pasión por hablar y escribir a las grandes masas. Tanto que cayó en su misma teoría: habló de sexo y fue excomulgado. Talvez fue su elección.
Este ejemplo solo me sirve como gancho por el princípio de las sesiones de entrenamiento de "presentaciones eficaces" que estoy preparando.
Porqué empezar desde el silencio? Porqué es más fácil y obvio.
Antes de un concierto de cámara o a la "Opera" hay que poner el atención en los segundos previos al espectáculo: la orchestra se afina y calla.
Necesitamos esta sensación. El silencio universal es imposible de acuerdo, pero nuestro silencio es importante para cargar lo que va a venir después.
Hay que imaginar este momento como un muelle que vamos cargando.
La medida de nuestra charla define cuanto cargar el muelle. Cuanto y cuando estar callados.
Además el silencio llama al silencio. Si ponemos atención a este silencio (y invito al lector en practicarlo ahora mismo), nos daremos cuenta que también el cuerpo está callado. Percibimos una limpieza de movimientos, muy natural. Ahora tenemos espacio para mirar, con nuestros ojos a quien le tenemos que decir algo. Este gesto abre la comunicación. Hablamos.
Imaginemos de comunicar una noticia muy grave. Este ejercicio nos mueve un motor interno que empieza con el silencio, pasa por la mirada con el interlocutor y termina con la palabra.
Si alguien se ha olvidado de respirar es porqué aun le falta practica.
Omito toda clase de opinión acerca de lo que podemos o no podemos decir, no soy yo, ni otra figura profesional que puede juzgar los contenidos de una charla.
Cada orador sabe lo que va a decir, sabe su argumento, sabe defenderlo y enlazarlo. El importante también es aprender a callarlo.
Aunque parezca poco importante hay que hacer pausas. El arte de callar también se mueve brevemente en el medio de muchas palabras. En el mundo de la empresa hay siempre una cierta urgencia en acabar el trabajo. Exponer como ametralladoras consigue confundir y extrañar a la audiencia. Per evitarlo tan solo tenemos que respirar de vez en cuando. Coger aire es una función vital que hacemos sin pensarlo. Así que si encontramos fluidez entre hablar y respirar también encontramos una gestualidad correcta.
Callar y hablar por el mismo motivo: opiniones (otro argumento).
Termino en silencio y dejo meditar.
El silencio es de oro!
Tenemos que dejar de callar solo cuando tengamos algo más valioso que el silencio.
(abate Dinouart)
2/4/12
Go on and still "made in yourself"!
I take from... I give you... Is it a robbery to the past or a loan from creativity?
foto: Alberto Segui Ortiz
foto: Alberto Segui Ortiz
www.DANIELERIDOLFI.COM
26/3/12
Pulcinella...che personaggio!
Quando lo conobbí, Pulcinella era tonto. Era peró respallato da un nome autorevole nel suo mondo; il mondo delle maschere. Insomma, godeva di una fama comica, basata su una serie di gags o lazzi comici piuttosto classici: dal furto alla bastonata passando per la fuga. Era piuttosto didascalico e non perdeva occasione di mostrarsi primitivo o emancipato.
Da subito m'incuriosì una caratteristica omnipresente: l'indolenza. Questo punto decisi che poteva tranquillamente essere la sua caratteristica principale. D'altronde una maschera è espressione di una faccia soltanto e si diverte a giocarci con altre espressioni.
In quell'epoca era anche polemico. Un polemico emancipato, ma pur sempre semplice e poco convinto. Parlava poco ma quando lo faceva vomitava reclamazioni a velocità esagerata e il corpo mulinava situazioni. Era antipatico ma faceva ridere. Era esagerato.
Poi sparí dalla circolazione e riapparve dopo un anno circa. Era più a suo agio, nonostante tutto osservava i suoi iterlocutori come a volerli derubare.
Poi si chiuse in se stesso e lo vidi poche volte. Qualcuno mi raccontò di lui. Cose vaghe. Io dicevo quello che sapevo di lui e cosí le scambiavo con le gesta di Pulcinella. Atti di poco eroismo ma parecchio avventurosi.
Lo incontrai a casa mia e ci confrontammo. Era sciolto e creativo, narrava e riviveva le proprie disgrazie aggiungendo o dimenticandosi particolari. Questo è tipico farlo. Oltre ad esssere indolente è un bugiardo cronico, capace di credere alle proprie parole. Decidemmo di vederci ogni giorno per tirarne fuori una rappresentazione.
Pulcinella è scatologico, spesso. Ad ogni modo lo dissimula piuttosto bene. A volte era poco propenso al lavoro, una indolenza atavica. Altre volte si lasciava guidare da certe immagini che gli venivano in testa. Con un po`di nervosismo si presentò al pubblico per qualche ora, in serate diverse. Fu ricevuto bene nonostante i posti dove appariva erano piccoli e poco conosciuti.
Per un periodo sparí io. Per lavoro. Fu un periodo buio e mostruoso, stancante e divertente allo stesso tempo. Pulcinella non lo andai a trovare, fu colpa mia. Ad ogni modo so che ogni tanto lui mi spiava. Intravedi dei cambiamenti sul suo volto. Di fatto un giorno mi apparve di vederlo passare dentro un negozio di maschere. Lo seguí ma no l'ho vidi uscire. Finito questo periodo me lo ritrovai in casa. Avevo appena traslocato e lui sembrava essere al corrente di tutto. S'installò a casa mia, vivendo in uno spazio parallelo non del tutto identico al mio. I nostri stili di vita non si assomigliano ma a volte coincidiamo. Abbiamo fatto comunella da poco proprio in occasione della vecchia rappresentazione.
La sera a volte ci ritroviamo a scrivere. A dire il vero io scrivo e lui mi fa compagnia gironzolando come un'anima in pena, fin troppo indaffarato a starsere tranquillo. Pulcinella non è tranquillo, per la storia della moglie che non lo lascia in pace. Poi si sfoga. Lo capisco e penso che mantenga quelle caratteristiche polemiche che a volte mi fanno riflettere sulla società. Per esempio afferma che nel mondo ci sono troppi prepotenti ma non sa dire nemmeno un nome diverso dal suo minuscolo cerchio di persone. A volte svaligia il frigorifero. Altre sale e scende le scale per niente. Da poco ho pure scoperto una sua ampia vocalità. L'intuizione che ce l'avesse era presente fin dall'inizio. Ora canta, a modo suo e a volte spacca i timpani. Che rompi palle!
Ma è un gran personaggio!
Da subito m'incuriosì una caratteristica omnipresente: l'indolenza. Questo punto decisi che poteva tranquillamente essere la sua caratteristica principale. D'altronde una maschera è espressione di una faccia soltanto e si diverte a giocarci con altre espressioni.
In quell'epoca era anche polemico. Un polemico emancipato, ma pur sempre semplice e poco convinto. Parlava poco ma quando lo faceva vomitava reclamazioni a velocità esagerata e il corpo mulinava situazioni. Era antipatico ma faceva ridere. Era esagerato.
Poi sparí dalla circolazione e riapparve dopo un anno circa. Era più a suo agio, nonostante tutto osservava i suoi iterlocutori come a volerli derubare.
Poi si chiuse in se stesso e lo vidi poche volte. Qualcuno mi raccontò di lui. Cose vaghe. Io dicevo quello che sapevo di lui e cosí le scambiavo con le gesta di Pulcinella. Atti di poco eroismo ma parecchio avventurosi.
Lo incontrai a casa mia e ci confrontammo. Era sciolto e creativo, narrava e riviveva le proprie disgrazie aggiungendo o dimenticandosi particolari. Questo è tipico farlo. Oltre ad esssere indolente è un bugiardo cronico, capace di credere alle proprie parole. Decidemmo di vederci ogni giorno per tirarne fuori una rappresentazione.
Pulcinella è scatologico, spesso. Ad ogni modo lo dissimula piuttosto bene. A volte era poco propenso al lavoro, una indolenza atavica. Altre volte si lasciava guidare da certe immagini che gli venivano in testa. Con un po`di nervosismo si presentò al pubblico per qualche ora, in serate diverse. Fu ricevuto bene nonostante i posti dove appariva erano piccoli e poco conosciuti.
Per un periodo sparí io. Per lavoro. Fu un periodo buio e mostruoso, stancante e divertente allo stesso tempo. Pulcinella non lo andai a trovare, fu colpa mia. Ad ogni modo so che ogni tanto lui mi spiava. Intravedi dei cambiamenti sul suo volto. Di fatto un giorno mi apparve di vederlo passare dentro un negozio di maschere. Lo seguí ma no l'ho vidi uscire. Finito questo periodo me lo ritrovai in casa. Avevo appena traslocato e lui sembrava essere al corrente di tutto. S'installò a casa mia, vivendo in uno spazio parallelo non del tutto identico al mio. I nostri stili di vita non si assomigliano ma a volte coincidiamo. Abbiamo fatto comunella da poco proprio in occasione della vecchia rappresentazione.
La sera a volte ci ritroviamo a scrivere. A dire il vero io scrivo e lui mi fa compagnia gironzolando come un'anima in pena, fin troppo indaffarato a starsere tranquillo. Pulcinella non è tranquillo, per la storia della moglie che non lo lascia in pace. Poi si sfoga. Lo capisco e penso che mantenga quelle caratteristiche polemiche che a volte mi fanno riflettere sulla società. Per esempio afferma che nel mondo ci sono troppi prepotenti ma non sa dire nemmeno un nome diverso dal suo minuscolo cerchio di persone. A volte svaligia il frigorifero. Altre sale e scende le scale per niente. Da poco ho pure scoperto una sua ampia vocalità. L'intuizione che ce l'avesse era presente fin dall'inizio. Ora canta, a modo suo e a volte spacca i timpani. Che rompi palle!
Ma è un gran personaggio!
17/3/12
TEATRO EN TERRAZAS
El "teatro en terrazas" es una posible forma de entretenimiento puntual de verano de tarde o de noche. "Tengo hambre" puede ser el espectáculo de pequeño formado para un grupo de personas distendidas. Un actor es suficiente como para divertir el publico. El monologo en mascara es cómico y satírico y una duración exacta. Crea ambientes ideales y con un toque de ficción, fundiendose realisticamente con el panorama.
Un personaje famoso en la Commedia dell'Arte, Pulcinella, cuenta y revive sus cómicas des-aventuras.
"Tengo hambre" sirve un publico que ha comido, come, o que comerá, o que más simplemente toma algo. Se mueve y habla de la comida que él no puede comer, y que sí, quiere comer.
Pulcinella llega al refugium peccatores juntos a su publico donde comparte tristezas victoriosas, felicidades pringadas... y un sueño: comer queso. Poesía y acción envuelven los participantes que a menudo vienen llamados a responder a una duda: seguir o cambiar?...tolerancia...dictat!
Web site:
http://www.wix.com/danieleridolf0/pulcinella
descarga el "dossier":
http://issuu.com/danieleridolfi/docs/dossier_tengo_hambre__web_?mode=window&backgroundColor=%23222222
Un personaje famoso en la Commedia dell'Arte, Pulcinella, cuenta y revive sus cómicas des-aventuras.
"Tengo hambre" sirve un publico que ha comido, come, o que comerá, o que más simplemente toma algo. Se mueve y habla de la comida que él no puede comer, y que sí, quiere comer.
Pulcinella llega al refugium peccatores juntos a su publico donde comparte tristezas victoriosas, felicidades pringadas... y un sueño: comer queso. Poesía y acción envuelven los participantes que a menudo vienen llamados a responder a una duda: seguir o cambiar?...tolerancia...dictat!
Web site:
http://www.wix.com/danieleridolf0/pulcinella
descarga el "dossier":
http://issuu.com/danieleridolfi/docs/dossier_tengo_hambre__web_?mode=window&backgroundColor=%23222222
16/3/12
8/3/12
7/3/12
23 MARZO 2012 "TENGO HAMBRE" monologo comico vuelve ...en Sant Boi
Atención! Batallión!
(así empiezan los anuncios chillados en la calle)
VIERNES 23 DE MARZO
a las 22:00 horas
todo el mundo
necesitado de comicidad
con ganas de reir y
de pasar 70 minutos de sano diviertimento
está
INVITADO
al espectaculo
TENGO HAMBRE
Monólogo cómico de Commedia dell'Arte
interpretado por el ecléctico Pulcinella
DANIELE RIDOLFI
en el
Teatro Cal Ninyo c/major 43 Sant Boi de LLobregat
(desde Barcelona con ferrocarriles de la generalitat de catalunya)
(desde Barcelona con ferrocarriles de la generalitat de catalunya)
TENGO HAMBRE
http://www.wix.com/
FICHA ARTÍSTICA
Textos: Roberto Costantini
Dirección: Camille Payet
Intérprete: Daniele Ridolfi
Vestuario: Dalida Ferracci
Diseño Luces: Jaime Maffei
Cartelera: Juanjo Olivas
Fotografias: Matteo Manfredi
SINÓPSIS
La libertad es un pedazo de queso.
Pulcinella es un imigrante italiano.
Como esposo y padre, no es lo ideal.
Nuestro anti-héroe se enfrenta a un problema: comer o no comer?
"Tengo Hambre" es la historia de un sueño y mil calamidades.
Un monólogo CÓMICO que utiliza el lenguaje de la commedia dell'arte para llegar directamente al corazón y al estómago del público a través de la risa!
LA POETICA Y EL MENSAJE
Es en los momentos más oscuros que encontramos la fuerza de vivir y volvemos a ver la luz.
Nos preocupamos por nuestro destino pero olvidamos que si nos aceptarnos en el presente podemos cambiar el mundo en cada
momento. La pobreza, la privación y el hambre nos enseñan que la felicidad esta
en pequeñas satisfacciones. La tradición de la máscara se re-inventa para crear la catársis de las risas, vieja como el mundo, que nos liberan.
CONTACTO Y WEB
danieleridolfi@gmail.com
Móvil: +34 618482649
Webs: www.danieleridolfi.com
http://www.wix.com/
Videos: TRAILER (2 MINUTOS) http://youtu.be/
ENSALADA DE ESCENAS (10 minutos) http://youtu.be/
TRAILER
de Roberto Costantini
Ensalada de escenas
1/3/12
22/2/12
21/2/12
CREATIVIDAD Momento 1
Hay siempre que tener presente que el mejor momento es el momento en el que NO TIENES IDEA de lo que vas a hacer. Por lo tanto tienes tu cabsa en blanco. Blanco como el vestuario de Pulcinella, un blanco sucio, talvez manchado de comida, entonces desde allí arrancas con algo.
La mayoria de las veces empiezo improvisando y que me lo crea o no llego con ideas mias, que quiero probar: quiero ver si fincionan. Ya sé que no funcionan, pero hay que hacerlo, hay que sacar toda la "mierda" que tenemos adentro. Es algo que nos limpia, nos pone el blanco. Por lo tanto, despues de cansarnos un rato improvisando algo que ya estaba en la cabeza, llega porfin el momento de trabajar realmente. El momento es magico. De repete salen cosas nuevas, inesperadas y buenas. Las que vas a tener, para trabajar despues.
En este momento me doy cuenta que compartir pensamientos tan especificos acerca de una parte del proceso creativo resulta aburrido por algunos, y seguramente entusiasmantes para otros.
Algunos no entienden ni palabras, otros se habrán iluminado.
El tema no es explicar algo y hacer que el auditorio entienda hilo por hilo lo que estas comunicando. De echo hacer teatro no es dar una lección de como se utiliza un ordenador. Nos hace falta tan solo INSPIRAR para empezar un trabajo.
Si mis palabras lo hacen, bien para mi y para ti.
Lo que aconsejo es lo de empezar, no importa como, ni cuando, y confiar. Yo acabo de hacerlo concretamente hoy con un trabajo, para mi, "top secret" en cuanto empiezo a "mascarlo". Una creación nueva, de la cual aun no conozco el sabor: por este motivo no puedo hablar. Pero sé que al confiar en estas chispas me llegarà ilusion, ideas. Esto mueve algo por dentro, estimula a crear más, a tener ideas y pensamientos.
Enfin a crear otra "mierda" que tenemos que quemar la proxima sesion de trabajo.
Sea claro que la "mierda" tiene una connotación benigna. Es algo bueno, mirandola por el lado luminiso de la vida. Es obvio, es algo que vamos a abandonar. Lastima...sí y no. Es mierda al fin y al cabo: fertiliza nuevas cosas , nada más. Ahora hay que entender que producirla y desacerse de ella es cosa buena.
Soy un poco escatologico, sí lo sé y me doy cuenta. Cada día que empezaba los ensayos de Pulcinella, me ponia la mascara y como un ritual que salia por si solo me tiraba pedos, reales o de mentira, cagaba por todas partes, metaforicamente, en fin me metia nel personaje a mi manera. Seria mejor decir que mi cabeza salia de este cuerpo para dejar espacio a Pulcinella y sus nefastas locuras que tanto quiero.
Pulcinella nunca tiene idea de lo que va hacer, aunque claro yo como actor sé muy bien todas sus acciones. Pulcinella se descubre a si mismo cada día, cada istante. Talvez se sorprende, talvez no. Yo también. Vive como todos, pero el un poco más, en la eterna condición de instabilidad. Emocional, economica, alimentaria etc...una costante de inseguridad. Pulcinella es un entrenamiento por la vida.
La unica cosa segura es que no hay seguridad. Y es algo...porqué desde aquí el mundo se abre. Si por si a caso Pulcinella tuviera la seguridad de comer todos los días...haría lo que haría? Pues no lo sé...pero seguramente mi espectaculo no existiria, mucha gente seguramente se aburriria en ver un personaje normal y corriente y previsible como el y una serie de cosas seguras pasarian y todo se ira a la "mierda". Y no, todo tiene que empezar con ella y acabr con flores y poesia!
Así puedo decir que lo mejor del proceso creativo es cuando no se tienen cosas seguras a las que agarrarse. Una vez que se fijan cosas decimos adios a la creatividad bruta para entrar en el proceso de finalización de nuestra obra...y entran otros elementos como la creatividad encerrada, que es como poner un leon en una jaula sin dejarlo comer por una semana.
Conseguirà sobrevivir? Lo sabremos en otro post.
Caerse es una posibilidad de fracaso y de exito a la vez.
17/2/12
GLI SDIETATI
Entro a casa
dopo una mattinata di allenamento. Sono un tipo fortunato, uno che si
può allenare la mattina perché è disoccupato la maggior parte del tempo.
Sono fortunato perché il lavoro lo devo creare o trovare io in orari o
modalità poco convenzionali. Sono fortunato perché per poter fare il mio
lavoro ci vuole di stare in campana. Sono fortunato che il mio lavoro
richiede una buona dose di allenamento fisico. Sono fortunato ad aver
scelto il mestiere dell’attore (e dell’artista per certi versi) perché
non c’ho un pensiero o almeno cosí mi illudo. Sono fortunato perché me
la sono cercata.
Non mangio quel che cazzo mi pare.
Potrei farlo ma mangio quello che mi fa bene. Decido io quello che mi
fa bene, ovvio, mi lascio consigliare, studio e scelgo. Forse sbaglio
con quale alimento, fa parte del gioco.
Sforo. A volte passo il limite. Stravizio di rado.Festeggio quando c’è l’occasione. È giusto.
Mi tengo in forma e mangio bene.
Stavolta la risposta a “danem” arriva tra le righe, velata. In questo
campo i nostri mondi sono due rette che poco a poco si toccano e poi si
separano. Tangenti per un tratto. Dolcemente, suavemente. A lui invidio
l’essere avvolto da una nube di “dove vai vai se magna bene in Italia”,
io da una cappa di “speramo che non friggono anche le sedie…in Spagna”.
I nostri incontri sono idilliaci: una cena ogni tanto: un momento
stupendo di incontro. Robba bona. Vale sempre la pena. Pel magnà, pe la
compagnia…pe la situazione.
Io sono di quelli che da poco rimangia certi alimenti. (Candidiasis
intestinale e intolleranze zuccherose, mali invisibili di culture
occidentali…non farò mai il pippone su questo argomento se non su
richiesta).
Stavo leggendo il tuo articolo “danem” mentre mi stavo mangiando un
petto di pollo alla piastra, una insalata fresca e hummus fatto in casa
da me, acqua fresca per mandar giù.
Me so’ sentito un po’ preso alla gola. Ma come? Un momento prima
mentre sfriccicava la piastra dicevo quanto è bono il petto di pollo e
appena me metto a sedere, “danem” tu hai ordinato una carbonara. Ma me
ce fai apposta? Scherzo. Però la coincidenza mediatica m’ha fatto
piacere. C’è sempre un perché anche se non lo sappiamo.
Allora leggo, finisco di mangiare e mi metto a scrivere. Diete, mangiare, straviziare…bha!
Ho pensato alla tagliata e alla carbonara. Ho dubitato. Come sono
cambiato, mi sono detto. Io che ero pastarolo di nascita ora mi butterei
su una tagliata. Mica disdegno la carbonara è che la tagliata è bona.
La pasta me la magno a casa, la carne, fatta bene a casa mica la so’
fare. Dubbi golosi. Mai schizzinosi. Se c’è da magnà se magnano tutte e
due. A quattro ganasce.
Adesso un pensiero per la gente che fa la dieta. Quella che dici tu. E
so’ d’accordo con te. Pure troppo. So’ dei rompi coglioni assoluti.
Campioni di scassacazzo! Scusate le parolacce, ma c’è un’anima
pulcinelliana che mi esce da dentro. Chi non mi conosce dovrebbe sapere
che ho un monologo di commedia dell’arte che s’intitola “tengo hambre”
(ho fame) e pulcinella il protagonista non può mangiare un niente perché
è intollerante a quasi tutto. Figuriamoci come gli stanno …antipatici…
quelli che possono mangiare tutto ma non lo fanno. È una questione pure
personale.
Io, inciso, quando rompevo le palle perché non potevo mangiare una
benemerita mazza…stavo a casa. Daniele non esce più! È a dieta. È una
soluzione che consiglio pure a quelli che non vogliono farsi indurre in
tentazione da alimenti meno “fitness”. Più di una volta mi è successo di
far impazzire il cameriere con richieste fuori dal normale. “Oh
GesúGiuseppeeMaria sto diventando un mostro”. Poi ho conosciuto Paola:
lei è l’esempio vivente delle richieste assurde e intolleranti (Caffé
decaffeinato con latte di soja e un cucchiaino di miele locale!), anche
per sopravvivenza nel paese dell’avanguardia culinaria. Sí, Ferran Adrià
è di quí, ma tutti gli altri ancora cucinano con l’olio di sansa.
Allora vatti a trovare il ristorantino che fa le cose fatte bene. Costa più, ce ne sono meno ma si fa.
Voglio dire: che se vi aspettate di mangiare condito e sano, morirete
illusi, ma nel male c’è sempre chi vi salva! E quando ci siete magnate,
non rompete le palle a chi ha fame!
A me gli occhi da cerbiatto schifato me li ricordo dei vegetariani.
Non tutti. Ci sono vegetariani normali, ma ce ne sono alcuni che
invitarli a pranzo a casa o al ristorante comporta una seduta dallo
psicologo il giorno dopo, o il giorno prima. O entrambe.
Caro “danem”, il livello di guardo nel tuo piatto e ti istruisco
esiste ad ogni livello, pure al mio che sono di quelli che “arcapa”. Io
almeno evito fortemente di fare pipponi alimentari, o almeno ho
imparato che non li faccio se non su richiesta. A volte rompo la mia
regola. Queste persone con gli occhi cosí lunghi nel piatto altrui se
le cercano. Se fossi Cetto Laqualunque gli direi: “fatti i cazzacci
tuoi!”, ma sono Daniele Ridolfi e gli dico “Grazie!”. Siccome in
generale ed in particolare so sempre ciò che metto sotto i denti,
sciorino la mia dialettica sull’alimentazione, sfinendo l’interlocutore a
dieta chiedendogli e ricordandogli tutti gli alimenti “diet” e “light”
che mangia, da che cosa sono composti…pattinando sul discorso di dicesi,
ma da chi?, sano in quanto alimento “comprato dove?”, accostando sul
tema di quantità qualità “chi lo fa?” e precipitando sul deserto della
conoscenza astrofisica di “quanti pasti giornalieri”. In genere, ma
anche in particolare, non ce nè uno che non mi risponda: e va bé ma un
peccato ogni tanto…e li li interrompo: e “allora che minchia guardi il
mio piatto”?
Succede di rado. Li guardo male, molto male prima che aprano bocca!
Per arrivare a una conclusione di Mr and Mrs “dieta”. Ci stà tutto di
fare un periodo di disontissicazione, tipo ramadam, tipo pentecoste,
tipo altre cose religiose e sociali che non si fanno più perché il
consumismo ci prende come anatre da ingrasso. Ci stà tutto di dimagrire
come dice danem con tanta buona volontà e tanto sport. Ci stà tutto pure
che non si sopporti di sedersi a tavola con Obelix. Ci stà tutto che ci
si rifiuti il modello culinario del “magno forte e vo a lavorà…tutto
n’to lo stomaco”. Ci stanno pure quelle che mangiano insalata perché
vogliono fare le modelle. Ci stà tutto in questo contesto.
È il contesto che è sbagliato.
Nel mio modo di pensare. Il contesto
di un mondo dove la bellezza si costruisce col bisturi. Che la
alimentazione è un fagocitare di prodotti senza il sapore originale. Un
contesto dove il mangiare non è più un momento di condivisione, la
sacralità di alimentarsi tutti dello stesso piatto o piatti preparati
dalla stessa persona. Siamo ciò che mangiamo, ma in questo contesto c’è
spazio per la dieta alla moda, ma non è contemplato la disintossicazione
alimentare.
Baricco dice che c’è una mutazione ad opera di nuovi barbari che
saccheggiano i “rituali” sociali, li spogliano di senso e li rinvestono
di spettacolarizzazione. Mangiare in questo contesto non è più mangiare,
è ingoiare 12 pasti alla settimana fatti di merda colorate e
pubblicitariamente eccezionale e mangiare in un ristorate sopraffino per
2 sere a settimana. Vantarsi di mangiare carne di serpente e non sapere
che sapore ha un coniglio da fattoria. Che senso ha mi chiedo io? Le
papille gustative avranno il tempo di svegliarsi da questo letargo
settimanale?. Non è la stessa roba che si critica di un anglosassone che
si ammazza di lavoro per 5 giorni e per due è completamente ubriaco?
Probabilmente “danem” siccome ti conosco, ammetto che ci sia molta
più salute in uno stravizio cosciente che in una dieta duncan fatta a
“pene di segugio” (cazzo di cane per i fan della parolaccia). C’è molta
più saggezza nel sapere ciò che si può mangiare tutto l’anno che in un
“mangioquelchecazzomipareper10mesitantopoifaccio2mesididieta”.
Poi c’è la ricerca del proprio corpo (non peso, ma corpo) ideale,
l’accetazione di se stessi, l’accettazione della società, il
distanziamento dalle mode, l’originalità e finalmente il …made in yourself. Quel particolare modo tutto personale di mettere a fuoco, che ironia, o di cucinare la propria vita.
Consiglio di non fare diete, consiglio di mangiare sano sempre, è
l’unico modo, ma non mi assumo la responsabilità delle vostre azioni. Io
stesso fui definito dal mio maestro di commedia dell’arte un “comico
prudentemente irresponsabile”.
Grazie danem, grandi temi!
il tuo link: http://www.danemblog.com/2012/02/limiti-personali.html
il tuo link: http://www.danemblog.com/2012/02/limiti-personali.html
15/2/12
TYPEWRITER
TYPEWRITER
"...hay días que escribir resulta ser una practica creativa y otros que la practica de escribir todo lo que me pasa por la cabeza resulta ser más un mantra que otra cosa. Dicen que sea una forma sacrada de sacar lo que tapa el flujo creativo. Admito que escribir para mi es una experencia cada ves más personal y menos hacia el mundo real. Podria realemente escribir de todo y de todos. Segun mi opinion por lo menos.
"...hay días que escribir resulta ser una practica creativa y otros que la practica de escribir todo lo que me pasa por la cabeza resulta ser más un mantra que otra cosa. Dicen que sea una forma sacrada de sacar lo que tapa el flujo creativo. Admito que escribir para mi es una experencia cada ves más personal y menos hacia el mundo real. Podria realemente escribir de todo y de todos. Segun mi opinion por lo menos.
Porqué no hacerlo entonces?
Peró también me pregunto: si estubiera todo el día escribiendo que seria de mi vida? O mejor dicho, del resto del tempo que podria dedicar a vivir mi vida...algo como viajar, o actuar, o amar a otras personas. Que seria del universo que me rodea si escribiera sin pausa por todo el día y toda la noche? Que pasaria con el presente si este solo tubiera forma de tinta negra en un papel blanco? Como quedaria atrapado en este universo maravilloso echo no solo de mis pensamientos sino también de mis emociónes que con el bajar de las lineas y el rellenar paginas se harian de diferentes colores? Como seria una vita entre letras de una maquina de escribir, o de una estilografica? En este desierto dattilografico para quien escribiria tanto? Seria como "Novecento" y su piano. Seria como teclar una musica interpretando un tema. Seria como tocar pensando en algo o en alguien. Las palabras no tendían ni la más minima importancia leteraria...solo una confusione artistica de notas mecanograficas. Viviria en un mundo populado por "hadas" entre comillas y monstruos en corsivo. Me perderia lo que son los cambios de las estaciones, el espectaculo mejor que la naturaleza pueda regalarnos. Pero podria recrear un otoño de ojas escritas caiendo desde el cielo, y las mismas en invierno cortadas como copos de nieve cubriendo mi escritorio. En primavera volveria a escribir tarjetas coloreadas con mi nombre e mi dirección para que animales alfabetas acudan a mi cueva y en verano tenderia al sol paginas y paginas tecladas dentro de una bañera de agua refrescante. Milagrosamente mi ventilador seria un viento que mueve mis ideas estancadas y llenas de polvo.
Io mismo seria una I o una L o un T o una P cuando quisiera y me Pondría Paulatinamente Perezoso Para Poder Precisar Palabras Poco Probables, Principiando Puertos Publicos, Plazas Pequeñas, Poderes Privados, Puerta Puerta. Politicos Poderosos Parteciparian Penosamente Pensando Porcadas. Paola Pacienta, Please!
Io mismo seria una I o una L o un T o una P cuando quisiera y me Pondría Paulatinamente Perezoso Para Poder Precisar Palabras Poco Probables, Principiando Puertos Publicos, Plazas Pequeñas, Poderes Privados, Puerta Puerta. Politicos Poderosos Parteciparian Penosamente Pensando Porcadas. Paola Pacienta, Please!
5/2/12
"Tengo Hambre" en pildoras
"...NADA, vosotro no abeis visto nada. porsiacaso viene alghien y pregunta por Pulcinella, che soy yo...vosotro no sabeis NADA. Porsiacaso ese alghien che viene es mi mujer...ella viene y pregunta: Pulcinella tu y tus compiches que estais aciendo en el tejado de mi casa? ehin?
Que estamos aciendo?
Tu que le dirías?..."
Que estamos aciendo?
Tu que le dirías?..."
(TENGO HAMBRE 2011 - Costantini-Ridolfi-Payet)
3/2/12
made in yourself - superman pizza time-
Mi sono appena comprato la felpa di Superman.
Questo significa tre cose: fante cavallo e tre.
Fante: che le persone più idiote mi chiederanno se è davvero la sua (io stesso ho fatto questa stupida domanda alla commessa).
Cavallo: che mi sento nella responsabilità di salvare il mondo.
Tre: che di Clark Kent (superman in borghese) non ho mai letto un solo articolo di giornale.
La felpa di superman non è una metafora, ma avrei voluto tanto che lo fosse stata: soprattutto per il tema di “made in yourself”, che ho lanciato e che non mi appartiene più. È un titolo. Una marca, un nome, una scritta…ecco. Al mio amico “danem” gli ho detto che è una scritta nera su un muro bianco, o una scritta bianca su un muro nero, dipende dal rullino dico io. Dipende dal muro dice lui.
“Made in yourself” è figo, piace, più che altro stimola. A me mi stimolano quelli che si stimolano. Io sono curioso di sapere secondo loro che cos`é.
Danem propone la parola “making”, ci sta’…ci sta’ parecchio, perché è un verbo presente in continuo cambio ed evoluzione.
A me quella sessione di foto, quella del ferro da stiro, non mi andava giù, perché la mattina Matteo sarebbe venuto a casa a farmi delle foto che ad entrambi non sarebbero piaciute. Insomma dovevamo fare delle foto per le agenzie d’attori, delle foto alla pappa al pomodoro allungate con acqua e uno sputo alla nicotina, o almeno così direbbe Fabietto.
Io non ero pronto fisicamente, Matteo non lo era mentalmente: alla fine, ma devo ammettere fin dall’inizio ce la siamo presa sul divertimento. Ci siamo sbizzarriti, mentre io stiravo la camicia per una agenzia di merda.
Poi alla fine abbiamo fatto anche le foto “normali”, ma a me questa parola … normale… non mi entra né in testa né in culo.
Danem dice che ci siamo fatti e ci facciamo da soli, droghe permettendo. Ci facciamo la vita, le esperienze. Ci droghiamo.
A tutto questo io ci metterei che uno che va avanti solo con le proprie forze va lontano, ma in gruppo va più lontano, per due motivi: mimi e cocco.
Mimí: in gruppo ti riposi, ti dai il cambio, ti appoggi, ti sostieni e ti rilanci, impari ed insegni.
Cocò: sia come sia, l’opzione di stare da soli è incorporata. Una volta che si stabilisce la connessione “yourself”, non c’è retromarcia. Nessuno ci vieta di fare sempre come mischia ci pare.
Mi piace l’idea di fabbricarmi da solo. Una cosa da “dr Frankeinstein” e si avvicina anche a quel detto: quisque faber fortunae sue…è latino scritto male: ognuno è artefice del proprio destino.
È dalle elementari che me la so.
Poi per il discorso raccomandazioni voglio puntualizzare. Io non ce l’ho con chi raccomanda, ma con chi si fa raccomandare. Magari uno raccomanda e da fiducia. Ammesso e non concesso che la legge non ammette ignoranti il raccomandante dovrebbe accertarsi. Anche la società potrebbe non accettare ignoranti. A quel punto il raccomandato dovrebbe dare 1000 volte di più al mondo che i non raccomandati. Per un motivo molto semplice: Fortuna.
Fortuna: se questa ti bussa alla porta e tu gli apri, allora la fai entrare. Se prendi un lavoro per una fortunata raccomandazione e poi tiri a vacca mostri al mondo che sei una gran rottura di coglioni. Se ti dai da fare sei bravo 2 volte.
Insomma se qualcuno a me mi raccomanda io accetto. Infatti ognuno è artista del proprio disegno. E do il meglio di me stesso.
Io adesso c’ho una pizza in forno e questo è un ottimo motivo per smettere di scrivere questo articolo.
Riuscirò a non sporcare la felpa nuova di superman con una chiazza di pomodoro?
“Con la sola imposizione delle mani….”hehehehhe
Questo significa tre cose: fante cavallo e tre.
Fante: che le persone più idiote mi chiederanno se è davvero la sua (io stesso ho fatto questa stupida domanda alla commessa).
Cavallo: che mi sento nella responsabilità di salvare il mondo.
Tre: che di Clark Kent (superman in borghese) non ho mai letto un solo articolo di giornale.
La felpa di superman non è una metafora, ma avrei voluto tanto che lo fosse stata: soprattutto per il tema di “made in yourself”, che ho lanciato e che non mi appartiene più. È un titolo. Una marca, un nome, una scritta…ecco. Al mio amico “danem” gli ho detto che è una scritta nera su un muro bianco, o una scritta bianca su un muro nero, dipende dal rullino dico io. Dipende dal muro dice lui.
“Made in yourself” è figo, piace, più che altro stimola. A me mi stimolano quelli che si stimolano. Io sono curioso di sapere secondo loro che cos`é.
Danem propone la parola “making”, ci sta’…ci sta’ parecchio, perché è un verbo presente in continuo cambio ed evoluzione.
A me quella sessione di foto, quella del ferro da stiro, non mi andava giù, perché la mattina Matteo sarebbe venuto a casa a farmi delle foto che ad entrambi non sarebbero piaciute. Insomma dovevamo fare delle foto per le agenzie d’attori, delle foto alla pappa al pomodoro allungate con acqua e uno sputo alla nicotina, o almeno così direbbe Fabietto.
Io non ero pronto fisicamente, Matteo non lo era mentalmente: alla fine, ma devo ammettere fin dall’inizio ce la siamo presa sul divertimento. Ci siamo sbizzarriti, mentre io stiravo la camicia per una agenzia di merda.
Poi alla fine abbiamo fatto anche le foto “normali”, ma a me questa parola … normale… non mi entra né in testa né in culo.
Danem dice che ci siamo fatti e ci facciamo da soli, droghe permettendo. Ci facciamo la vita, le esperienze. Ci droghiamo.
A tutto questo io ci metterei che uno che va avanti solo con le proprie forze va lontano, ma in gruppo va più lontano, per due motivi: mimi e cocco.
Mimí: in gruppo ti riposi, ti dai il cambio, ti appoggi, ti sostieni e ti rilanci, impari ed insegni.
Cocò: sia come sia, l’opzione di stare da soli è incorporata. Una volta che si stabilisce la connessione “yourself”, non c’è retromarcia. Nessuno ci vieta di fare sempre come mischia ci pare.
Mi piace l’idea di fabbricarmi da solo. Una cosa da “dr Frankeinstein” e si avvicina anche a quel detto: quisque faber fortunae sue…è latino scritto male: ognuno è artefice del proprio destino.
È dalle elementari che me la so.
Poi per il discorso raccomandazioni voglio puntualizzare. Io non ce l’ho con chi raccomanda, ma con chi si fa raccomandare. Magari uno raccomanda e da fiducia. Ammesso e non concesso che la legge non ammette ignoranti il raccomandante dovrebbe accertarsi. Anche la società potrebbe non accettare ignoranti. A quel punto il raccomandato dovrebbe dare 1000 volte di più al mondo che i non raccomandati. Per un motivo molto semplice: Fortuna.
Fortuna: se questa ti bussa alla porta e tu gli apri, allora la fai entrare. Se prendi un lavoro per una fortunata raccomandazione e poi tiri a vacca mostri al mondo che sei una gran rottura di coglioni. Se ti dai da fare sei bravo 2 volte.
Insomma se qualcuno a me mi raccomanda io accetto. Infatti ognuno è artista del proprio disegno. E do il meglio di me stesso.
Io adesso c’ho una pizza in forno e questo è un ottimo motivo per smettere di scrivere questo articolo.
Riuscirò a non sporcare la felpa nuova di superman con una chiazza di pomodoro?
“Con la sola imposizione delle mani….”hehehehhe
1/2/12
EDITORIALE DI FEBBRAIO di "DANEMBLOG" http://www.danemblog.com/
RICALCO: da http://www.danemblog.com/2012/02/made-in-yourself.html
mercoledì 1 febbraio 2012
Made in yourself
DanEm Code: Be DanEm, made in yourself, Think DanEm
Spunto dallo spunto datomi - che brutto modo di dire: "datomi" è davvero
una brutta parola. Mi fa venire in mente quei completi marroni,
abbinati con camicie in tono e cravatte ad improponibili righe.
Americani porta-a-porta, tipo - da Daniele, per scrivere qualcosa di confuso...premessa per dire che questa, semmai, potrebbe essere una bozza.
Il movimento: Made in yorself.
Il nome è figo. Nel senso che quel "Made in..." che adesso va tanto di moda - ma anche di modo -, con a fianco quel "yourself"
mi piace, parecchio. Non credo che vi interessi sapere perché, quindi
vi dico che mi piace e basta: e me ne sbatto se tanti vorrebbero
sostituire quel "mi piace" con qualche altro termine o locuzione, perché
"basta co'sto facebook....e non facebookkiamo il linguaggio..." e
menate varie. "Mi piace" si dice così: quando appunto una cosa ti piace.
E' italiano, e io lo uso.
foto di Matteo Manfredi - dal blog di Daniele |
Lascio a voi commenti in merito alla foto. Non conosco personalmente Matteo Manfredi,
ho visto parecchie foto sue e devo dire che mi piacciono - sìììì!
Continuo ad usarlo - come mi piace questa - adesso ci sto andando a
ruota!. Il ferro da stiro, "the iron side" è simpatico, tralascio la
canotta giusto perché in fondo il fisico c'è, ma i boxer!? Adesso, io
conosco Daniele, quindi so benissimo che dietro quei boxer indossati dal
losco figuro soggetto dell'immagine, c'è un mondo...ma vaglielo a
spiegare agli altri...Apro parentesi: quando parlo di "un mondo" non
intendo quel tipo di mondo che ha fatto di Rocco Siffredi il suo
imperatore. Chiusa parentesi, ma era giusto sottolinearlo.
Va be. Noi siamo la generazione "Made in yourself". Almeno, noi due -
sto parlando con te, Daniele - lo siamo di sicuro. A noi, gli aiuti
(intendo quelli di settore, intendo quelli che spostano, intendo quelli
che in altri luoghi chiameremmo magari "raccomandazioni") non ce li ha
mandati nessuno. Per noi la sussistenza umanitaria delle nostre
famiglie, è stato tutto. La forza, di ferro - o del Ferro, adesso vedi
tu. (è un inciso a titolo personale, che non va nemmeno spiegato, perché
fondamentalmente è una cazzata. ndEm) -, ce l'hanno data loro.
Ameicanizzando il tutto, potremmo dire che ci siamo fatti da soli -
self made men. E non ci siamo fatti solo. E non ci siamo fatti da soli,
come gente ai tempi della "Sala Giochi" - messo tra virgolette, perché
questo credo che sia il nome proprio, proprio, del posto che
frequentavamo da ragazzetti.
"Fatti in se stessi". Fatti o facenti. Nel senso che, parlo per me - ma
conoscendoti posso anche prendermi il permesso del plurale - noi ci
stiamo facendo. E anche se fossimo "fatti", per quel che siamo, non ci
fermeremmo di sicuro. Anzi, proporrei - azzardo - che quel "made"
venisse sostituito da "making". Hai intenzione di fermarti tu? Non credo, quindi...making è continuo, dinamico, cresce, cambia, si muove, si crea.
Fatti, e non "falsi da sè". Siamo sinceri: in fondo - al di là di
qualche puerile accusa contro cui ho lottato soltanto con le risate -
siamo gente vera noi. Quello che siamo, quello che abbiamo, quello che
ci siamo fatti, insomma quel "fatti" è roba vera. Pesante come
l'acciaio. Roba nostra.
Ho detto qualcosa sul chi e sul cosa, sul perché, ho accennato sul dove:
completa le cinque W con il quando. Adesso. Nel peggior momento storico
che potesse capitarci, forse. La crisi, sai, lacrisi. Oggi è entrato a
studio un signore di una sessantina d'anni. Indiano. Faccia da National
Geographic Portrait. Mendicante, con una dignità da vendere. La prima
cosa che mi ha detto è stata: "C'è la crisi...". Non aggiungo altro.
Insomma il peggior momento forse. Perché c'è poco da mangiare, tutto
intorno all'osso. Cani randagi e da salotto si azzuffano per quel
briciolo di carne e bla bla bla....Ma riflettendoci: questo è davvero il
momento peggiore? Secondo me per niente. Tu lo so che mi capisci.
Interrompo qui. Perché? Perché primo fa figo. Secondo l'opera incompiuta
- postuma magari - vi farebbe arricchire ( a te andrebbe la direzione
artistica, ma lascia a Dan il resto). Terzo, soprattutto, perché l'avevo
detto che erano cose confuse. Che integrerò. E magari finirò anche.
Diciamo che all'incompiuta e al postuma, ci penserò tra cento/centodieci
- scritto a numero, così è inequivocabile, tipo sugli assegni - anni.
Ma voglio scendere nel popolare - nella duplice accezione: successo e
del popolo - e concludere con quel "fatti non pugnette" che nel caso
nostro non è mica tanto vero. Noi molti fatti, va bé, ma anche tante
pugnette...
31/1/12
30/1/12
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